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In questo post, dedicato interamente alla Social Media Strategy, ci occuperemo di come poter sfruttare al meglio i contenuti, non solo per creare visibilità ma anche e soprattutto per studiare i nostri follower e, quindi, indirettamente, l’ambiente Social Media, sfruttando strumenti come Facebook, Twitter e il nostro blog

Social Media Strategy

 

Come spesso accade qui in Docnrolla partiamo da una bella definizione generale: 

Social Media è un termine generico che indica tecnologie e pratiche online che le persone adottano per condividere contenuti testuali, immagini, video e audio. I professori Andreas Kaplan e Michael Haenlein definiscono social media come un gruppo di applicazioni Internet basate sui presupposti ideologici e tecnologici del Web 2.0 che consentono la creazione e lo scambio di contenuti generati dagli utenti. – Fonte Wikipedia

Sfortunatamente pochi users (privati o aziende) possegono una propria Social Media Strategy. Infatti l’approccio più comune è, generalmente, animato e foraggiato dalla paura di rimanere indietro rispetto ai diretti competitors, piuttosto che dal desiderio concreto di condividere, di fare Social Media

Se il nostro impegno all’interno dei Social Media è più di tipo reattivo e non propositivo, forse è arrivato il momento di riconsiderare qualcosa nella nostra Social Media Strategy e cercare di proporre spunti di riflessione, più che rispondere a sollecitazioni altrui.

 

Ci sono tre elementi indispensabili per sviluppare una Social Media Strategy efficacie, fondata sui contenuti:

  1. Abbiamo bisogno di sapere cosa vogliono i consumatori, i visitatori, chi ci segue, gli utenti delle community che frequentiamo;
  2. Abbiamo bisogno di sapere dove le persone che ci seguono vogliono fermarsi a discutere degli argomenti che preferiscono;
  3. abbiamo bisogno di dati: dobbiamo misurare i risultati delle nostre conversazioni, per individuare quali siano quelle potenzialmente più esplosive.

 

 

Conoscere i punti deboli del nostro follower

 

Generalmente quando si sviluppa una Social Media Strategy fondata esclusivamente (o quasi) sui contenuti spesso il primo passo che si compie è rappresentato dallo studio dell keywords, in modo da conoscerne il linguaggio e se siamo fortunati le preferenze e le abitudini. Gli strumenti a disposizione di un SEO sono numerosissimi e chiunque (dal più esperto al più Noob) può cimentarsi, visto che quasi tutti i tools sono o gratis o a buon mercato: 

  1. Keyword Discovery or WordTracker
  2. Google AdWords

Tornando alla nostra keywords analysis, questa è da effettuarsi all’interno di tutto il nostro Social Network (post del blog, interventi, commenti, like su Facebook, tweet e retweet su Twitter e Friendfeed etc.). Una keywords analysis inizia con una lista di keywords o di frasi che noi crediamo che possa interessare al nostro utente standard. Fatto questo utilizziamo tutti i tools a nostra disposizione. Quando pensiamo ai tools per la keywords analysis pensiamo a qualunque strumento ci possa far capire qualcosa di più circa il nostro utente standard. Quindi pensiamo a Google Adwords, come pensiamo a tutti i motori di ricerca di Google (Google news, Google Blog etc.) ai tools per individuare le keywords che abbiamo visto nel post SEO: KEYWORDS, pensiamo ai Social Media (Facebook, Twitter e Friendfeed in primis) e a tutti i motori di ricerca interni, ai blog (considerando sia i post che i commenti) e alle più importanti community forum che trattano il nostro argomento (le nostre keywords).

Consiglio Docnrolla: Necessaria la massima attenzione nella scelta dei nostri punti di riferimento (blog, Social Media amici e competitors)

 

 

Conoscere dove il nostro follower preferisce discutere

Individuato ciò che il nostro follower preferisce abbiamo bisogno di capire dove il follower ritiene che sia più giusto avere queste conversazioni. Per fare questo una buona strategia può essere quella di affrontare i Social Media una piattaforma alla volta (due insieme al massimo) in modo da poter studiare con calma e in profondità gli l’ambiente in cui si muove il nostro utente standard.

Anche in questa occasione, così come abbiamo visto precedentemente con la keywords analysis, in rete ci sono molti tools a nostra disposizione (gratis e a pagamento) che possono fare al caso nostro, come ad esempio:

  1. Google Alerts
  2. TweetDeck
  3. Radian6 e Sprout Social

Inoltre possiamo sfruttare gli strumenti che gestiamo noi in prima persona. Quali?

Il nostro blog ad esempio. In un articolo precedente della serie come scrivere un post perfetto (parte due), abbiamo visto quale sia la struttura perfetta (o presunta tale) per ottenere con un post la miglior visibilità per le nostre tematiche. Inoltre in quel post abbiamo individuato, utilizzando semplici accorgimenti SEO friendly, uno schema standard del post in modo da poter effettuare una buona ottimizzazione dei contenuti migliorando il posizionamento nella SERP. Lo schema del post perfetto può variare a secondo della tematica trattata nel blog ma qualunque opzione noi scegliamo c’è sempre un denominatore comune a tutti gli schemi evidenziati. Tale denominatore comune prende il nome di Call to Action. La call to action è un invito che il blogger fa al follower, un invito a compiere un’azione successiva alla lettura del post. Tale Call to action può invitare alla condivisione del post sui Social Media (Facebook, Twitter, Friendfeed) ad esempio, oppure può può chiedere all’utente una valutazione (gradimento del post), ma può anche essere una semplice domanda, come se il blogger chiudesse il post con uno spunto di riflessione.

Poichè noi abbiamo bisogno di pungolare il follower, la nostra call to action deve essere assolutamente provocatoria e interessante (quindi evitiamo semplici e banali domande di fine post); la call to action deve forzare la resistanza che il follower  ha nel commentare i post dei blog (noi sappiamo da un post del blog del Tagliaerbe che il follower tende a commentare un post principalmente per esprimere giudizi negativi, altrimenti sta zitto). 

Con una buona ed efficacie call to action abbiamo più di un beneficio poichè:

  1. è SEO Friendly
  2. è SEO Friendly
  3. è SEO friendly

Dunque, una buona call action oltre ad essere SEO Friendly (non so lo avevamo già detto?) scatena un buon numero di commenti migliorando, coincidenza vuole, l’ottimizzazione e l’indicizzazione del post e dunque il posizionamento nella SERP sia del post stesso che del blog in generale. Se i commenti provengono, poi, da un pubblico referenziato, questi hanno anche il potere di migliorare la nostra link popularity. Buoni commenti inoltre possono aiutarci e non poco nel rispondere alla domanda che ci siamo posti all’inizio di questo paragrafo: dove il nostro follower preferisce discutere?

Per la nostra call to action possiamo usare due tools veramente molto carini:

  1. Keyword Questions
  2.  WordTracker Labs 

Dateci un’occhiata sono molto intuitivi. Attenzione che l’uso prolungato può avere effetti collaterali e dare dipendenze strane. Magari potete lasciare qualche commento su come vi siete trovati nell’usarli (ATTENZIONE QUESTA è UNA CALL ACTION… non facciamo brutte figure e lasciamo qualche commento)

N.B.: fate molta attenzione ai commenti Docnrolla infatti abbiamo tolto l’attributo no-follow e quindi lasciare un commento è molto conveniente per tutti, a buon intenditore poche parole vero? 😉 

 

Altro strumento strumento che noi gestiamo direttamente e che fa assolutamente al caso nostro è l’ambiente Social Media. Ora in questo post non affrontiamo le tecniche e gli accorgimenti da tenere nella on-page strategy, diamo per scontato che sappiamo tutti cosa sia e rimandiamo l’argomento a uno dei prossimi post della sezione SEO. Qui parliamo si di On-Page Strategy, ma in particolare in questo post parliamo di call to action in ambiente Social Media e più specificatamente in Facebook e Twitter. Indichiamo solo questi due non perchè abbiano, da questo punto di vista, dei requisiti più performanti, ma semplicemente riteniamo che il numero di follower che Docnrolla ha in Facebook e Twitter possa generale una statistica migliore che se venissero presi in considerazione altri due Social Media come Friendfeed e Flirck, ad esempio. Ricordiamoci che in questo post stiamo parlando di Come sviluppare una Social Media Strategy fondata sui contenuti, per questo motivo la nostra call to action si basa esclusivamente su contenuti, i quali saranno ideati ad hoc per ogni singolo Social Media. Infatti è impensabile scrivere un testo di 200 parole ad esempio per twitter, compreso il senso? Cioè se abbiamo intenzione di utilizzare twitter è necessario pensare a 140 battute. Cerchiamo di essere pungenti, di incuriosire ed essere originalmente chiari. Ricordiamoci che la call to action che stiamo considerando, all’interno dei Social Media (Facebook e Twitter) serve a far interagire e ad interagire con il follower, serve ad interessarlo, incuriosirlo, in modo che possa avere dei buoni motivi per tornare periodicamente, frequentare il nostro social network (blog, Facebook, Twitter, Friendfeed, etc.) e, magari, nei casi più belli e fortunati, invitare altre persone ad interaggire con noi. 

N.B.: Se la call to action è venuta particolarmente bene si può tentare un’ulteriore azione che possiamo chiamare Re Call to Action. Pratica molto in uso nelle strategie di comunicazione convenzionale del tipo ufficio stampa tradizionale. Consiste nel riprendere il post della prima call to action, arricchirlo dei nuovi dati acquisiti e, dopo un rimaneggiamento a livello concettuale (magari gli si cambia un po’ il taglio esaltando i risultati e svelando la Social Media Strategy nei minimi particolari), pubblicarlo come nuovo di Zecca. Attenzione non dobbiamo scrivere un post uguale al precedente, sarebbe un duplicato e Google come sappiamo reaggisce proprio male ai duplicati. Deve come al solito innovare quindi sveliamo i dati, specialmente se sono buoni che paura ci può essere? Condividiamo magari degli screenshot dei dati, scriviamo un bel post senza preoccuparci della lunghezza (senza esagerare), se poi vediamo che il post è troppo lungo invece di spezzarlo facciamo una versione lunga ed esaustiva in formato Pdf o sotto forma di presentazione condividendola su slideshare.net e come allegato nel post. Ovviamente nel post pubblichiamo una versione breve, una sorta di riassunto.

La cosa veramente importante è inserire nel corpo del post link diretti:

  1. al post della prima call action, non tanto per un discorso SEO, quanto per indirizzare il follower a ritornare sulla call to action e rispondere positivamente (molto importante per feedelizzare l’utente);
  2. ai post del blog in generale. 

Questo ultimo accorgimento è sencondo noi di Docnrolla ancora più importante del primo. Questo secondo post, che possiamo pubblicare, se la prima call to action produce dati interessanti, ha e deve avere i connotati di una guida, un tutorial. Può (deve) diventare uno dei pillar post del blog e come tale deve avere un buon numero di link interni (inbound link) (per migliorare la stessa navigabilità del blog) ed esterni (outbound link) (estremamente referenziati e correlati con l’argomento del post) a sostegno della link popularity del blog. Attenzione alle keywords nuove che possiamo incontrare, valutiamo le opportunità con calma e senza fare errori ricordandoci che le keywords sono un carattere distintivo del nostro blog. Una Re Call Action di questo tipo, oltre a rappresentare sia un valido argomento spendibile in un post per qualunque  blog (a prescindere dalla tematica), sia un momento ulteriore di studio del nostro utente standard.

Infatti con una Re Call Action possiamo riproporre la call action originaria, dopo un determinato periodo di tempo ("call action: sei mesi di dati SEO" ad esempio) e quindi ristudiare automaticamente un capione più ampio (si spera che i follower crescano nel tempo)

 

 

MISURIAMO I RISULTATI

Chi si ricorda questa affermazione: "Alla fine poi facciamo i conti?" (clicchi qui). Ok scusate era solo uno scherzo per ricordarvi che Docnrolla è anche su Facebook.

Torniamo a noi. Fatto tutto quello che ci siamo detti fin qui, se le cose sono andate per il verso giusto avremo un po’ di statistica da gestire. La cosa da puntualizzare subito è che i dati che otteniamo sono di vitale importanza poichè ricordiamoci che abbiamo fatto tutto quanto per capire dove poter sviluppare al meglio la nostra Social Media Strategy. Perciò capiamo un po’ con che cosa possiamo "fare i conti". Per ipotesi e per i motivi detti all’inizio di questo post, ammettiamo che gli ambienti di questa nostra social media strategy siano: 

  1. il nostro blog
  2. Facebook
  3. Twitter

Detto questo ci troveremo di fronte a questa tipologia di dati:

  1. Blog: numero utenti, numero nuovi utenti, numero visite, tempo medio di durata visita, percentuale di rimbalzo (Google analytic), numero di commenti effettuato da parte degli utenti, numero di registrazioni (misurare l’incremento delle registrazioni alle eventuali newsletter o al blog stesso, dall’inizio della Social Media Strategy fino alla raccolta dati)
  2. Facebook: grazie ad Insights abbiamo la possibilità di vedere quanti commenti, visualizzazioni e numero di "mi piace" ha un link, inserito sulla Fan Page.
  3. Twitter: possiamo vedere dal blog attraverso i bottoni tweet e retweet il numero di interazioni dei nostri follower, contiamo anche l’incremento dei follower dall’inizio della Social Media Strategy fino alla raccolta dati.

Fatto questo tiriamo una riga e contiamo. Siate severi con i vostri dati, più saranno attendibili, più siamo in grado di capire i luoghi, l’efficacia e la tempistica di una Social Media Strategy.

Ultimata anche questa operazione tornate su questo post e nei commenti ditemi come è andata 🙂

Ultima considerazione: non disperiamo se la prima Social Media Strategy basata su contenuti e Call to action non da i risultati sperati, mettiamo in conto che potrebbe non dare risposte esaustive.. perciò non disperiamo, ritentiamo e cerchiamo di metterci nei panni del nostro follower. Ogni nuova strategy di questo tipo darà risultati sempre più performanti.

 

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